Nell'Anno di Grazia 1375...

Nell'anno di Grazia 1375, Dicembre ...

L'Imperatore non tradisce le intenzioni manifestate e con umore nero come il vessillo imperiale, è pronto ad abbattere la propria ira su chiunque si presenti ai propri occhi nella provincia di Graz; la marcia alla testa del proprio esercito, dalla capitale imperiale, è inarrestabile e molto rapida.
Le truppe delle tre fazioni, mal messe e rispettose del sacro fuoco della corona imperiale, decidono che sia meglio ripiegare e sottrarsi all'occhio furente di Teodorico; dispacci raggiungono i vari contingenti dispersi affinchè sia attuata una veloce riunione delle truppe.
La tensione sale nella provincia di Graz, così come gli scontri occasionali tra piccoli drappelli: è il caos.

In tale situazione si verificano casi di saccheggio e razzie inferti alla popolazione della provincia; i comandanti faticano a tenere a freno i propri soldati, privi di viveri e possibilità di cure.

In particolare, si rendono protagonisti di queste vicende i germanici, che, a quanto riferito da testimoni, non lesinano di reperire "approvvigionamento" dai sudditi imperiali nelle fattorie che incontrano sul loro cammino ... che i villici siano collaborativi o meno ... beh, poco importa.
Anche gli anglosassoni hanno fatto la loro parte in tal senso, tuttavia senza compiere atti di particolare barbarie.
Gli italici, sono stati quelli maggiormente rispettosi della popolazione locale, anche se gli anglosassoni lamentano l'uccisione di un loro prete disarmato ed inoffensivo nel clamore della battaglia.I generali Venceslao, Hostilio e Cromwell per il momento non si preoccupano di indagare sull'accaduto, attendendo di ricevere maggiori dettagli dai propri stessi soldati e presi dalla necessità di radunare e spostare le milizie.
L'ira di Teodorico cresce senza limiti, fomentata dai diretti rapporti di messi imperiali sul posto ai quali la popolazione gi Graz si rivolge per chiedere giustizia.
Gli stessi messi, peraltro, raggiungono i citati generali per chiedere spiegazioni ed indagare sull'accaduto, ma senza ottenere molto, se non accese discussioni con gli stessi comandanti che, in quella situazione, sostengono di avere problemi molto più importanti a cui pensare.

Gli italici si dirigono a marce forzate verso il proprio confine, al fine di trovare riparo nella provincia di Zagabria.

I germanici puntano diretti verso nord e la provincia di Opawa.

Gli anglosassoni, lontani da casa, sono quelli che hanno maggiori problematiche e per trovare la salvezza cercano di raggiungere parte della propria flotta che li raggiungerebbe nel porto di Venezia.

Ma la città italica e le relative truppe non intendono concedere loro il passo sul suolo natio tanto facilmente e si preparano a combattere cercando di sbarrare loro il passo sin dai valichi alpini che, peraltro, si presentano piuttosto ardui da passare a causa della abbondante neve invernale.
In tale circostanza, peraltro, avviene qualcosa che manda su tutte le furie il generale Caio ed i propri soldati: giungono precisi ordini dal proprio ministro della guerra Barnabò Visconti affinchè le truppe italiche si avvalgano della collaborazione di quelle germaniche per fermare gli anglosassoni.
Tale prodotto di chissà quale alchimia politica, incomprensibile ai soldati, ma che trova fondamento nelle segrete stanze dei rispettivi granducati sarà presagio di sventura per lo stesso generale Caio.
Infatti, accade che gli inglesi, forti del desiderio di rivedere le loro famiglie, riescano a sfondare lo sbarramento italo/germanico, ad imbarcarsi sulle proprie navi ed a tornare alle proprie case, pur lasciando numerosi caduti sulla via per Venezia.
Ovviamente, rabbia e polemiche insorgono nelle file italiche dopo siffatto evento ... e pesanti accuse di boicottaggio vengono rivolte alle truppe germaniche che, leste, ritrovano la strada dei propri confini nella provincia di Opawa.
Testimoni, inoltre, affermano che tra le stesse truppe anglosassoni combattevono soldati teutonici ... ed apparve quantomeno dubbia questa simultanea presenza nei due schieramenti.

Il risultato della campagna militare è il seguente:

Le truppe delle tre fazioni hanno riconquistato il territorio patrio, senza che di Amalasunta ci siano ulteriori evidenze.
Le razzie portate in varia misura saranno adeguamente punite dall'Imperatore.
L'inquisizione potrebbe decidere di indagare sull'uccisione del rappresentante di Santa Romana Chiesa.